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Guardando un film

29/12/2015

 
Il lato positivo, 2013, regia di David O. Russell, è proprio un bel film, per motivi differenti. 
Potrei cominciare dai protagonisti: Pat e Tiffany, e cioè Bradley Cooper -l'American Sniper di Clint Eastwood -  e Jennifer Lawrence, Oscar come migliore attrice protagonista in questo film, e in seguito stella della saga Hunger Games.
Pat è appena uscito da un istituto psichiatrico per un episodio di violenza bruta contro l'amante di sua moglie Nikki; lei sta uscendo da una brutta depressione a seguito della morte per omicidio del suo giovane marito, un poliziotto,  travolto sulla strada mentre aiutava un automobilista in difficoltà. La bravura dei due attori è dare consistenza a quel periodo confuso e inafferrabile - soprattutto per le persone vicine - che è l'inizio dell'uscita dal tunnel: non si è più sprofondati nell'abisso nero del dolore psichico, ma neppure si è giunti alla luce del sole, una sorta di limbo dove l'individuo è ancora sotto terapia, ma si sente piuttosto bene, gli altri invece ne hanno ancora timore perché non si fidano totalmente della ripresa, li osservano straniti, e fanno un sacco di domande.
Pat inizia questo percorso in possesso di un preciso piano d'azione: trasformerà tutta la negatività intorno a lui in positività per se stesso, così guarirà, si sentirà meglio e potrà tornare da sua moglie, dalla quale lo tiene lontano un'ingiunzione restrittiva.
Anche Tiffany ha un suo percorso: non si lascia più andare a episodi di sesso sfrenato e promiscuo - "Mi sono fatta tutti quelli del mio ufficio" "Quanti erano?" "Undici." - E' più arrabbiata di Pat, è più duro per lei cancellare l'etichetta di "troiona" dalla fronte che non per Pat quella di "violento". Si incontrano a una cena organizzta dalla sorella di Tiffany e sembra subito scattare un'intesa, tra matti probabilmente pensano gli altri.
Li accumuna anche il fatto che ora cercano di "fare i bravi", stanno alle regole e prendono le medicine. Il desiderio di stare bene è forte in Pat, nonostante qualche ricaduta, e la sua volontà rafforza molto anche il desiderio di Tiffany che trova la sua autodisciplina nella danza. Chiederà a Pat di fare una gara di ballo, che oltre al divertimento è un mezzo per imparare ad assumersi la responsabilità di essere qualcuno su cui si può contare. Pat è molto riluttante, ma poi accetta perché Tiffany promette che farà avere una sua lettera a Nikki.
Intanto le persone attorno a loro, la madre e il padre di Pat, Dolores e Patricio (Robert De Niro) Solitano, gli amici Ronnie e Veronica, Randy, malato di scommesse, il fratello Jake sembrano andare avanti con le loro vite. Patricio ha perso il lavoro e si è messo a fare l'allibratore, la bravura di Robert de Niro nel dare vita a un borghese americano piccolo piccolo, pieno di scarmanzie e di manie, con irosi accessi violenti, è insuperabile. E Dolores (Jackie Weaver) è una bravissima donna-mamma, accogliente, pronta a tutto per i sui pargoli, benché cresciuti, con le curve generose, come il suo carattere dolce ma deciso.
Ronnie rappresenta un altro tipo di malessere psichico: lo stress, l'ansia dovuta alla pressione di una moglie economicamente vorace, e la competitività estrema coi colleghi per guadagnare abbastanza nel mercato immobiliare.
Alla fine tutti i vari aspetti psicologicamente fragili di queste persone convergono verso un unico obiettivo, una storia di scommesse da vincere a tutti i costi, che coinvolge anche la gara di ballo di Tiffany e Pat. 
In conclusione questi individui, all'inizio atomi vaganti ciascuno nella propria orbita, ora, grazie al loro impegno a favore di Pat, al loro semplice interagire con lui, si sono aperti alla sua positività e  sono come legati da un'invisibile filo d'argento che salda insieme le loro vite, ormai piene di affetti, condivise, nel rispetto dell'individualità di ciascuno. E' questo l'altro potente tema del film: quanto sia importante l'affetto della famiglia, degli amici, dei coniugi, dei fratelli per sostenere tutti insieme il valore della positività, per stare bene, ognuno con le proprie pazzie. E la scena finale dove sono tutti a casa dei Solitano, Pat e Tiffany abbracciati, e gli altri sorridenti intenti a occuparsi delle loro piccole manie, è la metafora della casa come luogo ideale dell'affettività partecipata.
Il titolo del romanzo da cui è tratto, The Silver Lining Playbook, cioè Il filo argenteo delle nuvole, mi piace molto, ed è più completo e simbolico: è fragile come un sottilissimo filo d'argento che tiene insieme delle nuvole la forza dell'amore tra le persone, sta a noi non farla spezzare.
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